Save The Children fa la classifica delle regioni più amiche delle mamme

Pubblicato da Redazione

E’ Save the Children a fare la classifica delle regioni più amiche delle mamme

Save the Children, l’ONG internazionale che si occupa di tutelare i diritti dei bambini, ha recentemente pubblicato un rapporto che mette in luce la situazione delle mamme in Italia. L’analisi, chiamata Le Equilibriste, ha considerato sette dimensioni, tra cui la demografia, il lavoro, i servizi, la salute, la rappresentanza, la violenza e la soddisfazione soggettiva, attraverso 14 indicatori raccolti da diverse fonti del sistema statistico nazionale.

Le regioni più amiche delle mamme: ecco la classifica

Secondo i risultati, la provincia autonoma di Bolzano risulta essere la regione più amica delle mamme, seguita dall’Emilia Romagna e dalla Valle D’Aosta. Al contrario, la Basilicata risulta essere all’ultimo posto, preceduta dalla Sicilia e dalla Campania. Questo studio assume ancora maggior rilevanza alla luce dei dati dell’Istat che aveva rivelato il minimo storico della natalità in Italia.

Il rapporto mette in evidenza il fatto che le donne diventano madri sempre più tardi e che l’età media al parto è di circa 32 anni, una delle più alte in Europa. Ci sono molteplici ragioni per questo fenomeno, tra cui l’instabilità e la precarietà delle condizioni lavorative delle donne, in particolare delle madri, e la carenza di servizi per l’infanzia, a partire dalla rete di asili nido sul territorio. Inoltre, la mancanza di politiche per la promozione dell’equità nel carico di cura familiare rappresenta un ostacolo significativo per le donne.

Il rapporto sottolinea che c’è una relazione diretta e positiva tra fecondità e partecipazione femminile al mercato del lavoro. Dove le donne lavorano di più, nascono anche più bambini. Tuttavia, in Italia, il gender gap è ancora molto elevato, soprattutto quando ci sono bambini. Nella fascia di età tra i 25 e i 54 anni, se c’è un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63%, contro il 90,4% dei papà. Con due figli minori, il tasso scende al 56,1%, mentre i padri che lavorano sono ancora di più (90,8%), con un divario che sale a 34 punti percentuali.

Inoltre, le differenze geografiche e il titolo di studio hanno un impatto significativo sulla situazione delle mamme lavoratrici. Nel Mezzogiorno, l’occupazione delle donne con figli è al 39,7% (46,4% se i figli non ci sono), contro il 71,5% del Nord (78,9% senza figli). Nel nostro Paese, le madri laureate lavorano nell’83,2% dei casi, ma le lavoratrici sono molte meno tra chi ha il diploma della scuola superiore (60,8%) e precipitano al 37,4% se c’è solo la licenza media.

Tuttavia, la condizione lavorativa delle donne, in particolare delle madri, nel nostro Paese è ancora ampiamente caratterizzata da instabilità e precarietà, a cui si aggiungono la carenza strutturale di servizi per l’infanzia, a partire dalla rete di asili nido sul territorio, e la mancanza di politiche per la promozione dell’equità nel carico di cura familiare”, ha dichiarato Antonella Inverno, responsabile Politiche infanzia e adolescenza di Save the Children Italia.

Considerando le famiglie monoparentali, il divario lavorativo di genere e genitorialità è ancora più evidente per le donne. L’80% di queste famiglie è composto da madri single, e di queste, il 44% vive in condizioni di povertà. Questa situazione si riscontra soprattutto tra coloro che hanno un basso livello di istruzione (65%), mentre è meno diffusa tra coloro che hanno un livello di istruzione medio (37%) o alto (13%). Secondo la responsabile delle Politiche per l’infanzia e l’adolescenza di Save the Children Italia, “l’Italia è un paese a rischio futuro, e sebbene il trend di denatalità non possa essere invertito rapidamente, è urgente agire per invertire il trend delle politiche a sostegno della genitorialità, al fine di non perdere altro tempo prezioso”.

La classifica

Primi posti per: Provincia Autonoma di Bolzano (118,8), l’Emilia-Romagna (112,1) e la Valle d’Aosta (110,3) rispettivamente al primo, secondo e terzo posto dell’Indice generale. Tutte e tre superano di ben 10 punti il valore di riferimento nazionale di 100, seguite da Toscana (108,7), Provincia Autonoma di Trento (105,9), Umbria (104,4), Friuli-Venezia Giulia e Lombardia (entrambe 104,2), che invece lo superano di poco. Lo si riporta l’ottavo report “Le Equilibriste”, pubblicato dall’organizzazione umanitaria Save the children. Fanalino di coda dell’Index generale le regioni Basilicata (84,3), Campania (87,7), Sicilia (88,7), Calabria (90) e Puglia (90,6), che occupano rispettivamente dalla 21ma posizione alla 17ma e sono sotto il valore di riferimento di almeno 10 punti.

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