Anita Pallara è la Presidente dell’Associazione ‘Famiglie Sma’. Ha 34 anni, è di Bari ed è affetta da atrofia muscolare spinale. La donna si trovava in vacanza in Salento, non molto distante da casa sua, quindi. Durante la vacanza aveva deciso di fare una gita a barca, a Santa Maria di Leuca. Peccato che Anita quella escursione non l’abbia mai potuta fare. A negarle la gita in barca è stato lo stesso capitano. Da quello che ha raccontato la Pallara, l’uomo ha così affermato: “I disabili come questi non li carichiamo”.
Dunque non solo la negata escursione in mare, ma anche una frase tutt’altro che empatica che ferirebbe qualunque persona con una disabilità. O chiunque possiede della sensibilità. Come sono andati i fatti? A raccontare tutto è stata la Presidente ai colleghi di Fanpage. Scopriamo che cos’ha detto.
Il racconto di Anita, la gita negata in Salento
Prima di acquistare i biglietti per l’escursione in barca, Anita Pallara si era andata ad informare sull’accessibilità sul mezzo in quanto lei ha bisogno della sua carrozzina elettrice per potersi spostare. Anita era stata tranquillizzata sulla situazione e così ha deciso di acquistare il biglietto per fare la gita. Al momento di salire sulla barca però l’accessibilità non era affatto semplice come le era stato assicurato:
“C’era una passerella strettissima ma, oltre a questo, il capitano, chiamiamolo così, ha detto alle persone che erano insieme a me, nemmeno rivolgendosi direttamente a me, una cosa veramente spiacevole e grave: ‘Noi i disabili li carichiamo, ma non quelli così’. E mi ha indicato, senza nemmeno mostrare il minimo dispiacere. Poi ci ha chiesto di spostarci perché lui doveva imbarcare gli altri passeggeri”. Così Anita e chi era insieme a lei non è salita sulla barca, sono rimasti a terra, con i soldi dei biglietti restituiti direttamente in mano.
Secondo la Presidente dell’Associazione Famiglie Sma quello di Santa Maria di Leuca non è un caso isolato. Lei crede che in Italia ci sia un vero e proprio problema di turismo accessibile. I disabili sono persone come altre, che vanno al ristorante o al cinema come chiunque eppure: “Capita spesso che una persona con disabilità si trovi in situazioni come questa, soprattutto chi ha forme più grave, diciamo. Ogni volta bisogna chiamare e accertarsi che non ci siano barriere architettoniche per chi, come me, si sposta con una carrozzina elettrica”.
Insomma, Anita si era solo fidata delle rassicurazioni e delle parole prima di acquistare il biglietto altrimenti, con tutta probabilità, non avrebbe mai effettuato il ticket. La realtà è stata diversa da quello le era stato detto purtroppo. Sicuramente il capitano dell’imbarcazione poteva utilizzare altre parole per dire alla donna che l’imbarco sarebbe stato complicato e che secondo lui non era il caso di effettuarlo.
Anita, con la sua storia e l’accaduto spera davvero che possa arrivare una maggiore consapevolezza. Forse il capitano, o altri imprenditori del settore turismo, sceglieranno di cambiare le loro disposizioni e le loro attrezzature, pensando che anche chi è affetto da una disabilità ha diritto a vivere un’esperienza diversa dalla routine e godersi un po’ di vacanze…
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