Elsa Schiaparelli, un nome che forse a molti dirà poco, a chi non ama la moda e conosce poco la storia delle più grandi maison del mondo. Ma molto presto, soprattutto nelle settimane di Sanremo 2023, ne sentiremo parlare.
Chi segue Chiara Ferragni sa molto bene che l’imprenditrice digitale sarà una delle co-conduttrici scelte da Amadeus per Sanremo 2023. Chiara sarà presente al Festival per due serate: la seconda e l’ultima, quella in cui si scoprirà il nome del brand e del big vincitore dell’edizione. Le aspettative sono molto alte visto anche il fatto che per la Ferragni sarà la prima volta su questo palco, oltre che la prima volta in un programma così visto dagli italiani. La grande curiosità che ruota attorno all’influencer riguarda i look che porterà all’Ariston. Abbastanza scontato visto che Chiara Ferragni è una che la moda la fa!
E attenzione perché ha già rivelato chi saranno i due brand che cureranno i suoi outfit sanremesi: Dior e Schiaparelli. Entrambi sono due brand con cui lei ha già collaborato più volte. Non sono poche le occasioni speciali in cui ha indossato delle creazioni di queste due maison. Oggi però, per entrare un po’ di più nel tema, vogliamo concentrarci su Schiaparelli e sulla stessa storia del brand, oltre che del rapporto che Chiara ha con questa maison di lusso. Da cosa dobbiamo partire? Più che altro da chi. Da lei: Elsa Schiaparelli.
Chi è Elsa Schiaparelli: colei che ha fondato la maison, importante tanto quanto Coco Chanel
Il suo nome completo era Elsa Luisa Maria Schiaparelli. E’ nata a Roma nel 1980 e si è spenta a Parigi, dove viveva, nel 1973. Lei è stata una costumista, una stilista, una sarta. La più influente di quei tempi insieme a Coco Chanel. E’ stata lei ad inventare il rosa shocking, la famosa gradazione intensa del magenta. Tutte le sue creazioni furono influenzate dai surrealisti. E ha collaborato con tanti nomi celebri. Salvador Dalì è solo uno dei tantissimi.
Da ragazza Elsa voleva diventare una poetessa. Anche per questo studiò filosofia. Nonostante riuscì pure a pubblicare una sua personale raccolta, la sua famiglia non apprezzava questa sua passione. La raccolta venne giudicata come inopportuna e la Schiaparelli venne mandata in un convento in Svizzera. Era il 1913 quando sì trasferì a Londra per lavorare con dei bambini orfani. Londra è stata la città in cui ha conosciuto l’uomo che ha poi sposato: il conte William de Wendt de Kerlor. Insieme sono stati a Nizza e a New York dove nacque la figlia, nel 1920: Maria Luisa Yvonne Radha detta “Gogo”. Appena due anni dopo la nascita della figlia, Elsa chiese il divorzio dal marito. Successivamente Gogo si ammalò di poliomelite. Pian piano iniziò ad avvicinarsi al mondo dell’arte lavorando presso antiquari e frequentando artisti dadaisti. Con alcuni di questi, la famiglia dei Picabia, si trasferì a Parigi mentre sua figlia andò in un collegio, a Losanna. E a Parigi accadde tutto.
Mentre stava passeggiando, lo stilista Poiret la fermò per regalarle un cappotto che lei non poteva permettersi. Da lì diventò sua allieva e iniziò a creare i suoi primi modelli. Iniziò poi a lavorare nel suo appartamento in rue de Seine. Elsa fu determinante nello sviluppo del maglione per come lo conosciamo ad oggi. A quel tempo infatti era considerato un indumento a uso puramente pratico per la campagna. Visto che le richieste erano molte, decise di aprire la Schiaparelli – Pour le sport. Qui, tra le altre cose, produceva soprattutto maglioni tatuaggio e pullover con riproduzioni delle ossa umane. Le sue opere iniziarono ad arrivare anche ai magazine di moda. Così continuò a produrre capi e accessori originali ed innovativi fino a quando non decise di cambiare nome all’attività: Schiaparelli – Pour le sport, pour la ville, pour le soir. La sede diventò molto più grande ed aprì anche a Londra e a New York. Il successo iniziò a diventare sempre di più e così la Schiaparelli arrivò ad avere a disposizione oltre quattrocento sarte.
Successivamente all’invenzione del suo iconico rosa shocking, nel 1935 creò il primo accessorio in collaborazione con Salvador Dalí che era stato disegnato proprio da lui. Si trattava di un portacipria laccato nero o color tartaruga a forma di quadrante telefonico in cui si poteva scrivere il proprio nome. Questo rappresentò la vera e propria trasformazione di un oggetto meccanico in un’opera d’arte. Fu la stessa Elsa Schiaparelli a trasformare la cerniera in plastica in una decorazione colorata presente e visibile su un abito.
Certo è che con la seconda guerra mondiale arrivarono i problemi per il brand. Elsa fu costretta a ridurre i costi e chiaramente anche il numero di dipendenti. Mentre a New York le fu proposto il ruolo di direttrice del dipartimento di moda del MoMA, lei decise di rifiutare per tornare a Parigi. Qui assunse dei giovani molto talentuosi tra cui Pierre Cardin e Givenchy. Purtroppo però il successo non era quello di una volta e dopo l’arrivo di Dior e Balenciaga fu persino peggio. Schiaparelli ebbe forti difficoltà economiche e così nel 1954 dichiarò la bancarotta, decidendo di chiudere la maison.
Oggi che Elsa non c’è più, Diego Della Valle di Tod’s ha deciso di rilanciare Schiaparelli, rilevando il brand nel 2007 e rilanciandolo ufficialmente nel 2010.
La vera svolta per la maison Schiaparelli arriva nel 2019 con la nomina di Daniel Roseberry, designer che è riuscito nell’ardua impresa: rendere cool, portabili e desiderabili i capi e gli accessori che, sebbene rivisitati, portano in sé il DNA degli Anni Trenta, dell’avanguardia artistica di quel tempo, dell’heritage di Elsa.
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