Elena di Cioccio nella puntata de Le Iene del 28 marzo 2023, ha raccontato qualcosa di cui mai aveva parlato prima. Lo ha fatto in uno studio televisivo che per lei è stato famiglia, casa. E lo farà anche nel suo libro, che racconta questa storia. 21 anni di silenzio, da quando ha scoperto di essere sieropositiva. Non lo ha mai raccontato prima. Oggi però sceglie di farlo e dopo l’intervista a Le Iene, ne parla anche Vanity Fair. Racconta del suo libro, Cattivo sangue, che segna l’inizio di una nuova fase della sua vita, quella libera da segreti, dopo aver scoperto, a 28 anni, di essere sieropositiva. Non è solo la storia di una malattia, quella di Elena Di Cioccio, ma è anche una storia di sofferenza, violenze psicologiche, terrore.
La storia di Elena Di Cioccio: Cattivo Sangue un libro verità
A 28 anni si è scoperta sieropositiva. Come è successo? «Era l’11 febbraio 2002 quando ho saputo dagli esami del sangue, che facevo ogni sei-otto mesi, compreso il test per l’Hiv, che ero infetta. Era sconcertante perché all’epoca ero un’integralista, temevo le malattie a trasmissione sessuale e mi proteggevo. Avevo convinto anche il mio nuovo fidanzato a fare il test. Peccato che tra l’ultimo esito negativo e quel ragazzo qualcosa è andato storto».
Ai fidanzati importanti ha confidato il suo stato. Con uno non è andata bene. «C’è chi mi ha accolta e chi ha finto e poi è stato un carnefice. Ogni carnefice ha bisogno di una vittima e viceversa, io con la mia autostima sottozero ero una facile preda».
L’ha pestata a sangue e lasciata sull’asfalto. «Sì, terribile. Ma ci concentriamo sempre sulle botte e poco sulla violenza psicologica. Avere paura tutti i giorni che stia per succedere qualche cosa è un continuo fare a pezzi la tua autonomia. Io avevo toccato il fondo».
È allora che ha pensato al suicidio? «Ricordo bene quel giorno, io con i piedi che sporgono dal cornicione del palazzo dove ero cresciuta, e il suo messaggio: “Adesso mando a tutti i numeri della mia rubrica, che è quasi identica alla tua, che sei una sieropositiva di merda”.
Ora è tutto diverso, lato terapie. «È più facile parlarne perché la medicina ha fatto passi da gigante, una paziente come me negativizzata non è contagiosa. Io oggi, dopo anni di terapia antiretrovirale, non posso infettare, posso avere rapporti senza preservativo, e potrei partorire in modo naturale. Anche se l’endometriosi ha reso ostico il mio percorso di maternità».
Nei ringraziamenti scrive: mi scuso con chi non sapeva. Ha paura delle reazioni degli altri? «No, perché ormai tutto il male che potevo farmi l’ho già fatto io a me stessa: la mia è una storia di auto-discriminazione, che cosa mi può importare se qualcuno mi insulta? Sono su un altro livello».
Il libro Cattivo sangue uscirà in libreria il 4 aprile ma è già possibile pre-ordinarlo su Amazon
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