Durissimo il commento di Carlotta Vagnoli sull’ospitata di Memo Remigi a Non è l’Arena

Pubblicato da Redazione

L’attivista Carlotta Vagnoli condanna i programmi come Non è L’Arena e il modo di raccontare le storie, come è successo ieri sera, con Memo Remigi

Nella puntata de Non è L’Arena in onda ieri, 4 dicembre 2022, Memo Remigi è stato ospite di Massimo Giletti. E per l’ennesima volta, il cantante ha ribadito quanto detto nell’ultimo mese e mezzo parlando di quello che è successo con Jessica Morlacchi. Un gesto stupido, uno scherzo, qualcosa che è stato ingrandito. Il tempo è passato eppure Memo Remigi non si è reso conto di quello che è successo e continua a raccontare in televisione la storia, mettendosi davanti agli altri, senza capire che la persona molestata, la vittima di questa vicenda è Jessica, non lui. Lo fa notare anche l’attivista Carlotta Vagnoli sui social. Commenta in modo molto duro quello che il pubblico di La7 ieri sera ha visto.

Carlotta Vagnoli commenta la partecipazione di Memo Remigi a Non è l’Arena

Ennesima puntata di Non è l’arena in cui si dibatte sulla violenza maschile contro le donne e lo si fa in maniera becera e mortificante. Ieri era il turno di Memo Remigi in un’arringa a favor di camera contrapposto a Morlacchi, che da Remigi ha subito molestia” ha scritto la Vagnoli sulla sua pagina instagram seguita da oltre 300mila persone.

E ancora: “Una pantomima televisiva che rende di nuovo marchetta un tema complesso come questo, che sposta l’attenzione dal significato reale del gesto al pruriginoso bisogno umano di mettere il proprio giudizio al centro delle cose altrui.

La Vagnoli ha continuato: “Il ruolo del giornalismo non è quello di farci immedesimare in vittime o carnefici smuovendo i nostri animi con dettagli macabri, personali, scabrosi o dibattiti su torto e ragione. Quello è il ruolo della letteratura.

Un commento durissimo continuato con queste parole: “Il ruolo del giornalismo, soprattutto quando tratta di temi di questo tipo, dovrebbe essere quello di raccontare i fatti nel modo più pulito che ci sia.

E poi: “Questa ricerca di sensazionalismo ha portato negli anni alla nascita di mostri come il plastico della rinomata villetta e gli assassini condannati in terzo grado che piangono guardando in camera. Ha portato alle persone -spettatori lontani e in alcun modo legati all’accusa o alla difesa- a schierarsi e invalidare i giudizi degli organi competenti. A tifoseria da stadio fuori dai tribunali. A rovinose campagne social.

La Vagnoli ha scritto: “Il ruolo della società civile è quello di accogliere le storie. Ma non ne siamo giudici, non siamo carnefici, non siamo vittime. Siamo spettatori, e in quanto tali dovremmo essere forniti dei dati essenziali: lo svolgimento e il contesto. E il contesto in cui avvengono gli episodi di violenza di genere è sempre lo stesso e sempre molto chiaro.
Fomentare dibattiti serve solo a polarizzare, allontanare una grossa fetta di pubblico e rafforzare bias.”

Poi ha concluso: “Pensate davvero che così facendo “magari qualcuno cambia idea”?
Tutto ciò che esce da quel contenitore è gestito in modo da annullare la reale comunicazione -e informazione- in favore dello share. E niente di ciò che vedete lì è fatto in modo da essere d’aiuto alla lotta alla violenza o alle discriminazioni. Siate più furbi di così. Spegnete quel cazzo di televisore. O almeno, vi prego, cambiate canale.

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